Verso una vita più sostenibile, oltre l’odio degli uomini e l’egoismo dei popoli.
La guerra in Europa che viviamo da più di un anno, ha conseguenze tragiche, dirette e devastanti sulla vita di milioni di persone e conseguenze meno visibili, ma comunque gravi, sull’intero Pianeta e su chi lo abita.
Le assurde e incomprensibili pretese di potere economico e di prevaricazione sociale di una élite di politici mondiali, al soldo di oligarchi e/o di multinazionali di armi, petrolio, chimica o nucleare, ancora una volta si dimostrano lontanissime dalle vere esigenze dei popoli e della Terra, che ora più che mai, hanno bisogno di pace, giustizia, equità. Le conseguenze atroci che questa guerra avrà sulla vita di tutti, le misureremo solo nel tempo, ma già sappiamo che impatteranno sulla popolazione del mondo in termini di carestie, migrazioni di massa, peggioramento delle condizioni di ambiente e clima. Lo spiega con chiarezza l’ultimo rapporto dell’Ipcc, pubblicato dal IPCC a fine Febbraio, proprio mentre l’attenzione del mondo intero era concentrata sulla guerra in Ucraina. Tra le maggiori preoccupazioni degli scienziati, salta all’occhio una considerazione quasi profetica: tra gli scenari peggiori analizzati in prospettiva c’è un mondo in cui «il nazionalismo in ripresa, i conflitti e le preoccupazioni per la competitività e la sicurezza» rendono quasi impossibile la collaborazione globale per far fronte all’emergenza climatica. E così è stato! Godono le multinazionali del petrolio e del nucleare che, in questo periodo di guerra, vedono le preoccupazioni per il clima passare completamente in secondo piano.
Tanto che si riaccendono le centrali a carbone e si vuole estrarre tutto il gas possibile dai giacimenti. O si parla di costruire nuove centrali nucleari, per rendersi autonomi dal gas russo. Pur di alimentare in qualche modo il sistema, si è deciso di acquistare grandi forniture di GNL (gas liquefatto) dagli USA, per altro ben contenti di vendere il loro gas provenienti da giacimenti rocciosi e sabbiosi e che per essere estratto necessita di metodologia ad altissimo impatto ambientale (fracking). Godono i mercanti delle armi, che vedono aumentare i finanziamenti governativi destinati all’acquisto di “sistemi di difesa”, che alla fine sono missili, carri armati e caccia e ammazzano e distruggono, anche con questo modo edulcorato di chiamarli.
Tardivo e titubante il pensiero e le politiche sulle possibili alternative, dalle fonti rinnovabili su larga scala e sulla riduzione programmata e l’efficienza dei consumi energetici.
Il rapporto IPCC invece, ammonisce sulla straordinaria accelerazione del surriscaldamento del clima registrata nell’ultimo decennio e si concentra sull’impatto sempre più devastante sulla società umana. Quasi 3,6 miliardi di esseri umani (la metà della popolazione terrestre), vive in ambienti «altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici», colpiti da ondate di calore, incendi e inondazioni. E invece di finanziare sistemi di adattamento al cambiamento climatico, ricerca e soluzioni per la salute pubblica e la lotta ai virus che saranno sempre più aggressivi, lotta alla fame e alla disparità sociale, sistemi di produzione energetica a impatto zero, compriamo armi e acceleriamo il cambiamento climatico continuando e incrementando il consumo di carburanti fossili.
Migrazioni di massa, aumento della fame, malnutrizione, pandemie, inondazioni e siccità, innalzamento del livello dei mari ed erosione costiera, crisi delle risorse idriche e alimentari, scarsità delle risorse e perdita della biodiversità.
Le sfide che aspettano l’umanità sono altissime.
Dobbiamo superare l’odio degli uomini e l’egoismo dei popoli. Le guerre come sempre, finiranno lasciandosi dietro lutti, devastazioni e ferite sociali e ambientali da curare. Ma non dobbiamo perdere la speranza e la fiducia. Esistono comportamenti e tecnologie che possono accelerare il progresso verso una vita sostenibile, ma sono essenziali le scelte e la volontà di tutti.