Commenti e riflessioni del maestro giardiniere.
Nel mondo delle piante e dei giardini spesso succede di trovarsi di fronte a vere e proprie tendenze, un po’ quello che accade in altri settori commerciali. D’altra parte agli organizzatori di business attenti ad ogni novità da mettere in campo, non poteva sfuggire questo mondo di appassionati di natura che aumentano di giorno in giorno con l’aumento del cemento e dell’oppressione della resa produttiva. Succede che all’estero, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, studiosi del settore, qualche paesaggista e naturalisti in genere, hanno scoperto per chi dispone di un area selvaggia, un bosco o un incolto, la possibilità di creare il “Forestal garden“ ovvero il bosco giardino.

I libri sul tema stanno crescendo a vista d’occhio negli scaffali destinati al verde nelle librerie. Gli autori raccontano di un nuovo modello di giardino dove è possibile limitare la manutenzione poiché l’area assume le caratteristiche di un bosco con l’inserimento all’interno di questo modello di area vivibile. Si inseriscono piante commestibili, frutti dai semi oleosi, fiori, il tutto disposto con sapienza alle giuste esposizioni. Insomma un vero e proprio eden dove finalmente la natura vegetale così come ce la raccontano, può esibirsi in tutta la sua bellezza. Oibò mi son detto, vuoi vedere che sto vivendo nel mio bosco dove calpesto tappeti di viole, respiro il profumo dei mirabolani in fiore, raccolgo ciliegie selvatiche, nocciole e noci, nespole e giuggiole e non mi sono ancora accorto che vivo in un “Forestal garden”?
Sarà perché mi trovo nel bel mezzo del mese di marzo che faccio queste considerazioni naturalistiche. Per chi ama la natura e la vive quotidianamente può capitare di trovarsi al centro di una moda pur essendone inconsapevole. Un po’ come capita ai politici di trovarsi appartamenti e polizze a loro insaputa! Nei mesi freddi dell’inverno, all’interno della mia dacia nel bosco e al caldo della stufa a legna, mi sono letto alcuni di questi trattati che insegnano come realizzare un bosco giardino. Ora però mi piacerebbe raccontare come questa esperienza la si vive davvero quotidianamente, ma soprattutto non è sempre vero che la natura si arrangia.
In marzo noci e noccioli portano a termine la loro fioritura, i passatelli dorati penduli lasciano il posto alle tenere foglioline e questa è l’occasione per togliere i rami seccati perché più deboli all’interno delle ceppaie, una sorta di tagliando per garantirgli il buon funzionamento durante l’anno.
La profumata fioritura delle viole che spingono all’insù le foglie rinsecchite delle querce, rappresenta una delizia per gli occhi e per l’olfatto ma esaurita quella bisogna passare la rasaerba, tritare il fogliame per consentirgli di rifare la vegetazione e predisporsi per l’anno venturo.

More e lamponi vanno potati per consentire una buona fruttificazione a giugno, così come i tappezzamenti di fragoline di bosco, cresciuti quasi spontaneamente da poche piantine messe a dimora una decina di anni fa, anche loro necessitano di un minimo di pulizia dalle foglie cadute dagli olmi e magari una manciata di fertlizzante la gradiscono volentieri. Nelle posizioni di radura dove ho messo a dimora frutti come albicocchi, susini e qualche pesco dovrò intervenire con la potatura per ottenere un buon raccolto in estate.
Ora c’è da godersi i prati interamente coperti delle immancabili margheritine bianche (Bellis perennis) uno scenario che puntualmente si presenta a marzo.
Un’infiorata disegnata sul prato dalla natura per favorire l’atterraggio delle rondini, anche loro fedeli all’appuntamento del giorno di San Benedetto. Sotto la tettoia della dacia ci sono ancora le loro abitazioni ad attenderle, una sorta di case di villeggiatura da aprire in occasione della stagione vacanziera. Alcune piante come mandorli e prugnoli selvatici (Prunus amygdalus) e (Prunus spinosa) hanno già perduto i petali e lasciano intravvedere lo schiudersi delle prime gemme fogliari.
Questo è il mese che chiude definitivamente l’inverno ed apre le porte alla bella stagione, quella del vivere all’aperto.
L’elenco dei lavori sarebbe lungo, quindi sì al “Forestal garden”, ma guai a distrarsi dalle facili tendenze che raccontano un verde dove non si lavora. Già da questo mese il da farsi è tanto e per di più capita che ci si metta di mezzo anche la poetica pioggerellina di marzo di Novaro memoria. Una pioggia leggera che non disturba comunque il proseguire della fioritura dei narcisi. Bisognerà ripristinare le trincee contro i fagiani che con attacchi pianificati degni della miglior strategia militare non aspettano altro che passare di fila in fila e mangiarsi i semi dei piselli appena seminati.
Certamente l’orto non può essere trascurato durante questo mese.
Le semine aspettavano i 16-18 gradi di temperatura per essere completate. I ravanelli sono stati i primi ad apparire, in venti giorni dalla semina saranno testimoni sulla tavola del pinzimonio prodotto a kilometro zero. Un vanto anche per la nostra signora Francesca che non perde occasione per lanciare la sua sfida alle amiche del burraco club mostrando la nuova varietà di ravanelli multicolore fatta venire apposta da Graines Baumaux in Francia, raccontando dei suoi contatti internazionali, tra l’invidia e l’ammirazione delle colleghe.
Bene, speriamo nella buona stagione e che sia mite, malgrado la signora Francesca racconti alle amiche che ultimamente il clima si è ammalato gravemente e sta morendo, peccato dico io, se fosse stato una banca sicuramente lo avrebbero salvato!
LA PIANTA VEDETTE DEL MESE

Per marzo ho pensato di proporre un’erbacea perenne coloratissima con portamento ricadente speciale per muretti a secco, giardini rocciosi e lungo i percorsi come punto basso delle bordure. Si tratta dell’Aubretia. Sono parecchie le varietà appartenente a questo genere, con colori rosso in varie tonalità e altrettante blu. Ama esposizioni soleggiate e terreni ben drenati preferibilmente asciutti. Si presta anche alla composizione in fiorire sui terrazzi al sole come pianta decombente. Arricchisce con la sua fioritura precoce che si protrae per un paio di mesi circa, e prosegue la sua vegetazione verde ricadente. Esente da malattie e decisamente priva di attente manutenzioni, la si moltiplica facilmente attraverso talee cauline dopo la fioritura sul finire dell’estate. Di anno in anno raddoppia il suo volume fino a diventare una autentica cascata di colore.