Il tema forestazione è di grande attualità e in realtà le motivazioni di questo interessamento sono molteplici e tutte molto importanti a livello planetario.
Gli alberi rappresentano un rimedio a basso costo per mitigare l’effetto serra e per intervenire positivamente sul miglioramento dell’abitabilità del pianeta.
E’ stato recentemente firmato al Masaf, alla presenza del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, il protocollo d’intesa che ha dato avvio al primo cluster italiano del legno.
“La strategia vincente – ha dichiarato il ministro – è quella di avere una capacità autonoma di produzione di qualità e valorizzare le nostre potenzialità, sviluppandole al massimo.”
La politica italiana e comunitaria e anche le maggiori organizzazioni agricole forestali dicono che si devono piantare alberi dovunque, in città, in campagna, in collina, in montagna. Gli esperti però ricordano che ci vogliono anni per fare crescere gli alberi nei vivai. Ci possono essere anche attacchi di insetti e malattie che distruggono boschi interi; qualcun altro ricorda il problema degli incendi dei boschi che tutti gli anni affliggono i nostri territori…
Le motivazioni per piantare alberi sono di certo tantissime, ma poi all’atto pratico si dovrebbe pensare che per potere realizzare questo obiettivo è necessario che l’agricoltore, il forestale, l’investitore e tutti coloro che possono essere interessati, trovino in questa attività un tornaconto economico in tempi brevi.
Si parla poco di questo, ma è fondamentale per avviare un processo di forestazione, necessario anche per frenare lo spopolamento di collina e montagna e mantenere accudito il territorio, perché per convincere le persone a rimanere sul posto si devono prospettare ritorni economici adeguati.
Anche la grande pianura italiana ha bisogno di alberi (la Padania è forse il territorio più inquinato d’Europa) e la grande estensione di terreni coltivati con piante erbacee, dove gli alberi sono spariti anche a lato delle strade e ai margini dei campi e dove il terreno rimane nudo per lungo tempo, con perdita di sostanza organica e di CO2, non contribuisce a una mitigazione dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, comportando anche una perdita di fertilità dei terreni e una perdita di biodiversità.
Esistono quindi obiettive difficoltà nello sviluppo di progetti di forestazione a meno che non ci si rivolga a una pianta stupenda, ma poco conosciuta.
Questa pianta è la Paulownia, che per le sue innumerevoli virtù e per i ritorni economici che prospetta è stata chiamata “la pianta del futuro”.
Quanto ci mette la Paulownia a crescere?
In questo schema si possono individuare gli aspetti salienti di questa pianta che non ha bisogno di anni di coltura in vivaio per diventare grande, perché piantine di 20 cm di altezza, interrate in primavera diverranno in pochi mesi alberi di 3-4-5 m di altezza, che al secondo anno produrranno magnifici fiori e arriveranno al primo taglio in 7-8 anni con un’altezza di 15-20 metri.
L’azienda B.E.A. di Bologna possiede una grandissima esperienza in agricoltura e ambiente e da molti anni si occupa della Paulownia, avendo sviluppato progetti a 360 gradi, non solo per l’agricoltura, ma per l’agro forestazione, la forestazione urbana, la fitodepurazione. Abbiamo impiegato la Paulownia per il contenimento di frane, per compensare la CO2 degli impianti industriali, per creare spazi d’ombra nei parcheggi, nei camping, per migliorare il paesaggio e per rendere possibile il sostentamento economico di piccole aziende agrarie.
A questo proposito si deve ricordare che oltre ai ricavi derivanti dalla vendita del legno si prospettano altre entrate come i “Carbon credit”, il possibile impiego di foglie e fiori (la Paulownia ha una fioritura molto rigogliosa di colore rosa-violaceo e il miele di Paulownia è pregiatissimo) e dei residui del taglio, come rami e parte alta del tronco che costituiscono una fonte importante di biomassa.
Approfondisci con l’articolo > Perché coltivare la Paulownia?
Per avere ulteriori informazioni visitare il sito www.paulowniawow.it e www.beabioecologiaperagricoltura.it
di Mario de Nardo