Uno degli elementi fondamentali per la percezione del marchio, da parte dei consumatori, è il packaging dei prodotti. Colore, forma, elementi grafici, ecc., sono tutti parametri “ragionati” su cui i designer lavorano per poter condizionare le nostre scelte.
Molto spesso si fa un gran parlare di prodotti ecologici e basso impatto ambientale, ma ci chiediamo se poi i prodotti vengono confezionati in un packaging altrettanto “eco-gentile”? Secondo gli ultimi sondaggi, due terzi degli italiani desidererebbero packaging più eco-sostenibili (l’ 89% preferirebbe il cartone alla plastica, per esempio). E già questo è un dato confortante.
Il consumatore europeo è spesso molto influenzato, nelle sue scelte d’acquisto, da un packaging ecologico, tanto che per il 41 % dei consumatori stessi, uno dei primi fattori di sostenibilità è proprio il confezionamento per la vendita del prodotto stesso.
C’è chi ha ipotizzato l’introduzione di una tassa sui materiali non riciclabili in modo da arrivare ad un utilizzo sempre maggiore di imballaggi che rispettano l’ambiente.
In Italia, ogni anno, si generano 217 kg di rifiuti pro capite e siamo al terzo posto in Europa per quanto riguarda il volume di rifiuti generati dai packaging (e sapete chi è in testa a questa triste classifica? Il Lussemburgo! Chi l’avrebbe mai detto…).
Nel settore moda, un elemento di forte “disturbo” ecologico sono le polybag (copriabiti in polietilene) che vengono usati per proteggere gli abiti durante il loro trasporto. Sembra che il consumo annuo di polybag si aggiri intorno ai 200 miliardi di unità (viene utilizzato praticamente in tutti i settori della moda: dal luxury allo sportswear).
Si tratta di un pseudo – packaging (passatemi il termine) che può essere riciclato ma ovviamente, può esserlo solo in base ad una gestione logistica intelligente.
Qualche progetto pilota per migliorare la situazione nell’utilizzo delle polybag esiste. Ma siamo solo all’inizio. Quello che comunque pesa in forte misura è il packaging destinato al cliente: quei meravigliosi imballaggi che ci chiamano dagli scaffali dei negozi e ci invitano all’acquisto (scatole, shopping bags, appendini, carte varie, ecc.).
A questo aggiungiamo tutti gli handtags (quei meravigliosi cartellini che accompagnano i capi di abbigliamento dal momento del loro imballaggio fino a casa nostra): la percentuale di quelli realizzati in materiale riciclato o comunque ecologico è ancora estremamente bassa.
E pensare che, per andare a comprare la mia ultima camicia ho usato la bicicletta (così non ho inquinato) e poi me l’hanno consegnata in una scatola plastificata, con un cartellino maledettamente lucidato da vernici tossiche. Se lo sapevo, non facevo tutta quella fatica…
Proviamo a dare un’occhiata al nostro prossimo giro in un negozio di abbigliamento e facciamo mente locale: tessuto sostenibile certificato, ma il packaging?