I grandi disastri naturali che viviamo sono strettamente collegati al cambiamento climatico globale, causato dall’innalzamento delle temperature dovuto ai gas serra.
Pensare che il cloud seeding sia responsabile delle inondazioni è fuorviante e deresponsabilizzante.
L’ottobre del 2024 è stato segnato da eventi estremi che hanno sconvolto la vita di migliaia di persone in Europa. Le alluvioni che hanno colpito l’Emilia Romagna e la Comunidad Valenciana, hanno nuovamente evidenziato la crescente vulnerabilità dei nostri territori di fronte ai cambiamenti climatici. Piogge torrenziali, fiumi esondati, frane e inondazioni hanno causato vittime, ingenti danni materiali e sconvolto interi ecosistemi.
Ma quali sono le cause di questi eventi catastrofici?
E cosa possiamo fare per prevenirli in futuro?
Le cause comuni
Dietro queste tragedie si nasconde un denominatore comune: il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature globali sta intensificando i fenomeni meteorologici estremi, rendendo più frequenti e violenti eventi come le alluvioni, gli uragani. L’innalzamento del livello dei mari, o i devastanti periodi di siccità e gli incendi su vasta scala (come in Canada e in Grecia). Le precipitazioni intense e prolungate, tipiche delle cosiddette “bombe d’acqua”, sono sempre più frequenti e mettono a dura prova le infrastrutture e i territori. Il bacino del Mediterraneo è una delle zone della Terra, dove l’aumento medio della temperatura è più significativo. Nell’estate appena terminata, la temperatura delle sue acque, ha raggiunto e superato i 30 gradi. Una vera e propria bomba umida e calda che in autunno, venendo raggiunta dalle correnti fredde, può creare le tempeste alle quali abbiamo assistito.
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Un altro fattore di rischio è l’urbanizzazione incontrollata. La cementificazione del suolo riduce la capacità di assorbimento dell’acqua, aumentando il rischio di allagamenti. Inoltre, la costruzione di edifici in zone a rischio idrogeologico espone le popolazioni a pericoli maggiori. Purtroppo la cementificazione selvaggia dei decenni dagli anni ’60 in poi, non prevedeva (evidentemente) un’analisi approfondita dei rischi geologici ed idraulici dei siti edificati. Cementare gli argini dei fiumi, costringendoli in alvei stretti e sotto misura rispetto alle precipitazioni attuali, tombare i canali, costruire nelle aree di espansione delle acque, oltre alla cementificazione del suolo che di fatto ne annulla così ogni capacità di assorbire le precipitazioni, sono tra le cause dei disastri ai quali stiamo assistendo.
A questo si deve aggiungere la mancata manutenzione delle infrastrutture idrauliche, come fiumi, canali e sistemi fognari, che aggrava ulteriormente la situazione. Evidentemente la politica delle emergenze continue è, per chi le gestisce, più proficua economicamente e politicamente, del buon senso della manutenzione ordinaria. Quando le piogge sono intense, questi sistemi non riescono a far fronte alla grande quantità d’acqua e si verificano disastri, allagamenti e esondazioni.
Le differenze
Nonostante le cause comuni, le alluvioni in Spagna e in Italia hanno presentato alcune differenze. In Spagna, il fenomeno meteorologico che ha scatenato le alluvioni è stata la DANA (Depresión Aislada en Niveles Altos: Depressione isolata ad alti livelli), una depressione isolata in alta quota che ha portato piogge torrenziali in particolare nella regione di Valencia. In un solo giorno, è caduta più della pioggia attesa in un intero anno! In Emilia Romagna, invece, le alluvioni sono state causate da una combinazione di fattori, tra cui la fortissima intensificazione delle precipitazioni e l’esondazione di numerosi fiumi.
Inoltre, le due regioni presentano caratteristiche geologiche e morfologiche diverse, che hanno influenzato l’impatto delle alluvioni. In Spagna, nella regione di Valencia, si veniva da un lungo periodo di molti mesi di siccità e di temperature elevatissime che hanno reso duro e impermeabile il terreno argilloso che caratterizza quelle zone, favorendo il ruscellamento dell’acqua e aumentando il rischio di frane di fango. In Emilia Romagna, invece, il territorio è più vario e complesso, con la presenza di zone pianeggianti e zone collinari. I fiumi e i torrenti, si sono rapidamente gonfiati da monte verso valle e, se in collina le fortissime piogge hanno creato frane e smottamenti, a valle fiumi e torrenti sono tutti esondati, allagando i terreni circostanti per molti km quadrati.
Le scelte politiche alla radice della tragedia
Le alluvioni che hanno devastato la regione di Valencia, sono state aggravate da una serie di scelte politiche miopi. Il governatore Carlos Mazón, minimizzando il pericolo imminente e ritardando l’allerta, ha dimostrato una grave sottovalutazione della situazione. La decisione di sopprimere l’Unità di Emergenza regionale, presa l’anno precedente per compiacere alle richieste dell’estrema destra di VOX, che governa con il Partito Popolare la Regione, ha ulteriormente indebolito la capacità di risposta alle calamità naturali. La fretta di tagliare i costi e la priorità data agli interessi politici ed economici a breve termine, hanno compromesso la sicurezza dei cittadini. La mancata attuazione di misure preventive e la sottovalutazione del rischio connesso al cambiamento climatico hanno trasformato un evento meteorologico estremo in una tragedia annunciata. Le conseguenze di queste scelte sono state devastanti: oltre alle vittime, si registrano ingenti danni materiali e un profondo trauma per le comunità colpite. È evidente che è necessario un cambio di rotta, con politiche più lungimiranti e attente alla prevenzione dei rischi. In Italia (non certo solo in Emilia Romagna), vista anche la fragilità del nostro territorio e la cementificazione selvaggia degli ultimi sessanta anni, dove si è pensato solo a costruire tanto e spesso male, è urgente attuare una serie di politiche di adattamento delle infrastrutture alla nuova realtà, che sempre più spesso, ci sta presentando eventi metereologici estremi. Bisognerà abbattere tutto ciò che è stato costruito in aree a rischio, per consentire ai fiumi di avere aree di espansione che limitino le alluvioni. Ricominciare a fare manutenzione ordinaria a tutte quelle infrastrutture che, se mantenute, garantiscono una migliore tenuta dei territori (alvei dei fiumi, fognature, ponti, dighe ecc.).
E’ urgente anche fare un lavoro di coinvolgimento della popolazione in modo da fornire alle persone strumenti di conoscenza, per poter meglio affrontare le emergenze.
Bisogna smettere di investire risorse in armamenti e destinare queste enormi masse di investimenti dalle armi alle infrastrutture e alla sicurezza e sanità della popolazione! Basta soldi ai mercati di morte!
Le conseguenze
Le conseguenze delle alluvioni sono state devastanti. In Spagna, centinaia di persone hanno perso la vita e anche in Italia abbiamo avuto tanti morti per le alluvioni degli ultimi due anni. Migliaia di cittadini sono stati sfollati e ingenti danni sono stati causati alle infrastrutture, alle abitazioni e alle attività economiche. Oltre alle perdite umane e materiali, le alluvioni hanno provocato un grave impatto sull’ambiente, con l’inquinamento delle acque e la distruzione di ecosistemi delicati. A livello globale i “migranti climatici”, cioè coloro che devono abbandonare le loro terre a causa delle conseguenze del cambiamento climatico, sono milioni. E il loro numero è destinato tragicamente ad aumentare.
Lezioni da imparare
Queste tragedie ci invitano a riflettere sulla nostra vulnerabilità di fronte ai cambiamenti climatici e sulla necessità di adottare misure urgenti per prevenire eventi simili in futuro. È fondamentale investire nella manutenzione delle infrastrutture, nella gestione sostenibile del territorio e nella riduzione del rischio idrogeologico. Inoltre, è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di affrontare il cambiamento climatico e di adottare stili di vita più sostenibili.
Le alluvioni in Spagna e in Italia sono un ulteriore campanello d’allarme che non possiamo ignorare.
Il cambiamento climatico è una realtà e le sue conseguenze si fanno sentire sempre più pesantemente. È necessario un impegno congiunto a livello globale per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli effetti del riscaldamento globale. Allo stesso tempo, dobbiamo adottare misure locali per rendere i nostri territori più resilienti di fronte agli eventi estremi. Tutti siamo coinvolti e tutti possiamo, con le nostre scelte quotidiane, operare per proteggere le nostre comunità e il nostro pianeta.