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Bologna, una città che canta!

Passeggiata sorniona e sentimentale, tra portici, colli, canzoni e osterie della piccola Parigi emiliana.

Voglio proporvi un piccolo, ma affascinate itinerario, nei luoghi della mia città, che ha dato i natali ed è stata nei decenni, culla e covo artistico, per molti musicisti e cantautori. Una passeggiata sentimentale, da fare con nelle orecchie “4 Marzo 1943” di Dalla, “Bologna” di Guccini, o “Albachiara” di Vasco, ma anche un buon pezzo di jazz o un’aria tratta dal Barbiere di Siviglia. Un tour lungo i portici e le strade della città, per coglierne la bellezza senza tempo; a volte struggente e altre più godereccia.

Lucio Dalla e Bologna, si appartengono come due amanti.

Lucio, che con le sue canzoni, è stato la colonna sonora della mia gioventù passata all’ombra delle due torri, ha descritto le panchine di Piazza Grande (che in realtà è Piazza Cavour), nelle immortali strofe dell’omonima canzone, a Bologna ci è nato e cresciuto. E qui, come un innamorato, ha letto nelle strade, nei vicoli e nella gente petroniana, le note e la poetica delle sue canzoni. Passeggiando per Via d’Azeglio, verso piazza Maggiore, all’angolo con Piazza De Celestini, troverete il graffito “L’ombra di Lucio” dell’artista Mario Martinelli che ha fissato per sempre il profilo del cantautore con il sax e le rondini sul muro della sua casa, a ricordarci che nulla come una canzone, può risvegliare in noi un’emozione, un sorriso, un ricordo o una lacrima.

Francesco Guccini, ha sempre cantato una Bologna popolare e contraddittoria, con uno spirito godereccio, un po’ bohémien, da “Parigi in minore”, in cui si può vivere bene. Anzi, dove si può imparare a vivere capendo quello che conta veramente. L’amicizia, la solidarietà, gli amori e le lotte. È alla Trattoria da Vito, (anche lui era un abile clarinettista) nell’antico quartiere popolare della Cirenaica, in una traversa di via Paolo Fabbri (che è anche il titolo di un suo album del 1975), che Francesco si incontrava con gli amici di sempre: Lucio Dalla, Jimmi Villotti, Claudio Lolli (l’autore di “Ho visto anche zingari felici”), solo per citarne alcuni. Ancora oggi, tra un bicchiere di Pignoletto e una lasagna bolognese, si annusa l’aria che ha insegnato a Guccini a giocare al “tarocchino bolognese” e gli ha suggerito le canzoni di rabbia e di amore della sua vita.

L’eterno ragazzo”.

Credetemi che, parlando di Gianni Morandi classe 1944, l’appellativo è straordinariamente riduttivo. Cantante, musicista, attore, conduttore tv e … runner! Se volete incontrare l’inossidabile ragazzo che “andava ai 100 all’ora…”, dovete infilare scarpette e calzoncini e mettervi a sgambettare, a pochi km dalla città, in Val di Zena dove, ancora oggi, quasi 80enne, Gianni si allena regolarmente. La Valle del torrente Zena, è una delle più verdi e incantate della periferia e qui, ormai da molti anni, Gianni vive. L’ho incontrato varie volte che mangiava alla trattoria del Botteghino, nel mezzo della valle. Purtroppo, a meno che il segreto non sia nelle tagliatelle al ragù (che per altro mangio anche io, con il suo medesimo appetito, ma con effetti diversi dai suoi), non sono mai riuscito a carpirgli il segreto della sua eterna giovinezza.

E visto che siamo arrivati sui colli, ci rimaniamo con Cesare Cremonini, che già al suo esordio con i Lunapop, nel 1999, sapeva che non c’è niente di meglio che trascorrere una giornata di sole sui colli bolognesi, magari in sella della sua vespa 50 Special. Portate una coperta, uno spuntino e fatevi sorprendere dalla vista del Santuario di San Luca e fermatevi, seduti su un prato di margherite, ad ammirare Bologna e le sue torri, distesa sorniona ai vostri piedi.

Tornando in centro, in via Rizzoli, proprio sotto le due torri, ha riaperto da qualche anno, il mitico Roxy Bar, diventato luogo di pellegrinaggio, perché cantato da Vasco Rossi in “Vita spericolata”. In realtà, lo stesso Vasco, nato sulle montagne modenesi e bolognese di adozione, dall’età di 16 anni, ha dichiarato di aver saputo del Roxy bar, solo dopo aver pubblicato quell’album. Vasco a Bologna si è formato, ci abita e ci ha passato una vita piena di soddisfazioni e di enormi successi. L’autore di “Bollicine”, “Albachiara”, “Ogni volta” e tantissime altre, che da giovane si andava a ispirare all’Osteria delle Dame, ascoltando Guccini che cantava, è una vera rock star, capace di essere un mito per almeno tre generazioni di ragazzi.

Non solo cantautori, ma anche grande jazz!

In via Caprarie, nel pieno centro della città, ci sono una quindicina di stelle sul pavimento, in perfetto stile Hollywood. Sopra ci sono incisi i nomi dei giganti del jazz internazionale, da Chet Baker, a Miles Davis a Ella Fitzgerald. Sono state posate proprio qui perché è qui che Alberto Alberti aprì il primo negozio in Italia per gli amanti del jazz, facendo di Bologna, una delle capitali del jazz europeo.

Bologna è anche la città dello Zecchino d’oro, appuntamento televisivo imperdibile per tutti i bambini degli anni ’60, ’70 e oltre. Cantare nel Coro dello Zecchino, era l’aspirazione di noi piccoli bolognesi di quegli anni. Ovviamente riusciva a pochissimi, proprio come ora diventare famosi con un balletto su Tic Toc.

Nella città emiliana, c’è anche un meraviglioso Museo Internazionale della Musica che vale una visita. Sulla strada per raggiungerlo, in Strada Maggiore al numero 26, a pochi passi dalle due torri, ha vissuto per molti anni il compositore marchigiano Gioacchino Rossini. Poco più in là, al numero 34, il Museo della Musica, dove è esposto il suo manoscritto autografato del Barbiere di Siviglia. Tre sono i manoscritti esposti di Mozart e la carrellata di nomi celebri prosegue con Vivaldi, Verdi, Wagner, Doninzetti, Farinelli e Bellini. Poi c’è la sala degli strumenti musicali, con pezzi antichi e rari, e molto altro ancora da scoprire.

Spero di avervi fatto venire la voglia di venire a Bologna, per scoprire di più di persona. Sono certo che Bologna saprà accogliervi, stupirvi e coccolarvi, con quel mix di allegria, tradizione e innovazione, che sono il tratto, forse un po’ contraddittorio, della nostra splendida città.

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Non che mi aspettassi una vita migliore di quella che ho vissuto, ma l’idea che la parte migliore della vita debba ancora venire, mi pare abbia una sua logica. “Dopo i tuoi 60 anni inizierà la parte migliore della tua vita”. Così scriveva Tiziano Terzani, alla fine degli anni ’90.
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