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4 domande sull’Armocromia: come trovare la propria stagione di colori per stare meglio

Abbiamo incontrato Sara Zotti, esperta in armocromia, il metodo scientifico per identificare la nostra palette di colori personale, scoprire le sfumature che ci valorizzano e imparare a far risaltare il nostro fascino e la nostra unicità.

Armocromia: come trovare la propria stagione di colori per stare meglio

Buongiorno Sara, la prima domanda che mi viene da farti è: cosa può dare a ognuna di noi il colore giusto o cosa può togliere il colore sbagliato?

Buongiorno! Quando si parla di luminosità è impossibile non pensare al colore “amico”.

Quest’ultimo, infatti, ci accompagna e si fonde con noi donandoci armonia e facendo risaltare ed esaltare le nostre caratteristiche cromatiche, portandole ad un altro livello.

La palette di colori sbagliati, invece, fa emergere i nostri difetti con un gioco di riflessi ed ombre, inevitabilmente la nostra “luce” verrà a meno.

La cosa che più mi convince dell’armocromia è il fatto che si parte da quello che sei, senza trucco e senza schemi pre imposti, per valorizzarti. Da qui, grazie al tuo impegno, è possibile esaltare l’unicità di ognuna di noi. Ci spieghi come funziona?

    Si parte da una consulenza, si scopre il sottotono, il contrasto e l’intensità di colore adatti alle nostre caratteristiche cromatiche.

      Una volta collocata la cliente in una stagione d’appartenenza il gioco è fatto: troviamo così i colori amici che valorizzano le nostre unicità cromatiche.

      Si parla solo di abbigliamento o l’armocromia può aiutarci anche per scegliere altri elementi della nostra vita?

      L’armocromia vale per tutto: dall’abbigliamento al trucco, fino alla scelta del colore dei capelli e delle unghie. Molti circondano di colori amici anche il loro ambiente: case arredate su misura per la propria stagione cromatica, cover dei telefoni o addirittura colore delle macchine in palette.

        L’armocromia è una mania, bisogna stare attenti a non diventarne troppo dipendenti.

        Ultima domanda Sara: vuoi raccontarci un’esperienza di consulenza che hai fatto e che ti ha particolarmente colpito?

        Tutte le consulenze colpiscono perché conosci persone uniche che ti raccontano le loro storie, è una montagna russa di emozioni non solo per loro, ma anche per me.
        Se dovessi dirne una che mi ha colpito nel profondo, probabilmente, quella con Maria.
        Maria si era appena lasciata dal marito, un matrimonio che durava da anni e da cui era stata completamente assorbita. Lei viveva per far star bene le persone che la circondavano, in particolare suo marito. Risultato: lei era rimasta all’ultimo posto, non sentiva e percepiva più nulla come suo, non sorrideva più come una volta e si sentiva estranea al suo corpo. Matrimonio finito, cosa le rimaneva?

        Doveva rimboccarsi le maniche e ricostruirsi, mattone dopo mattone, attraversando tutte le fasi del dolore, si apriva così un nuovo capitolo della sua vita.

        E’ stato bellissimo accompagnarla alla ricerca di se stessa, della sua “luce”.
        Non è stato un percorso semplice, ma pian piano ha iniziato ad amarsi e valorizzarsi e il suo sorriso non è mai stato così radioso.
        Ad oggi ancora con Maria ci sentiamo ed è veramente incantevole dentro e fuori.

        Queste storie mi arricchiscono, mi donano esempi di vita.
        Mi rendo conto che noi donne abbiamo una forza soprannaturale quando la vita ci mette davanti degli ostacoli.
        Conoscere noi stesse, i nostri valori, iniziare ad amarci, curarci e rispettarci accresce questa forza e ci fa diventare un piccolo universo che diffonde una luce naturale bellissima.

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