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Parchi pubblici o coreografie cementifere?

Sarà il caldo o gli anni che scivolano via come la marmellata dalle fette biscottate, ma da un po’ di tempo ho preso ad osservare la nuova concezione progettuale di parco pubblico in mezza Italia, soprattutto nelle grandi città.

C’è qualcosa a mio avviso che non torna.

Sembrano prevalere nella progettazione il cemento, la pavimentazione, i muri e muretti, lampioni monumentali, insulse coreografie cementifere il tutto rispetto al verde, ai fiori ed alla natura. Per individuare un albero in questo modello di parco devo rincorrere al navigatore satellitare!

Ovviamente la mia riflessione è di parte, quella di un giardiniere che si pone la domanda: ma possibile che nel nostro paese la costruzione di un parco riservi l’80/90% dei costi all’architettura e un misero 10% al verde?

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Le alberature in questi parchi sono presenti con la modestissima circonferenza tronco di cm12/15 (modello manico di scopa), ciò significa dieci anni prima di restarci all’ombra.

Colore, macchie arbustive, fiori non pervenuti.

Siamo a luglio parbleu, non vedo lagestroemie fiorite, ibischi, buddleie, non vedo rose polianthe.

Fanno forse più giardino le piste di cemento pavimentate con il rischio di vedere atterrare un aereo o la natura?

Se è vero che un giardino deve emozionare, cosa emozionano di più un serpentone di cemento rosso o un filare di farnie esemplari?

Le mie orecchie sono ormai abituate a sentire la signora Francesca di ritorno dall’Inghilterra raccontare alle amiche di parchi sontuosi con una esuberanza di vegetazione mai vista prima. La risposta è sempre la stessa: sì, ma là piove tutti i giorni! Ammiriamo sempre la Gran Bretagna o il nord Europa per i loro giardini, ma sono più educativi quei giardini dove il verde di qualità prevale sulle viabilità ridotte o questo modello di architettura che prevede la riduzione del verde a favore di piazze e piazzole con pavimentazioni?

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Non sono forse più apprezzabili alberature dal colore del fogliame che passa dal verde all’arancio autunnale e magari con splendide fioriture primaverili? E ancora una cartellinatura decente che possa servire a riconoscere le piante e al loro rispetto, non sarebbe una ottima didattica educativa e un segno di civiltà?

Cosa emoziona di più, cosa ti fa star meglio in un luogo deputato al relax, fiori, ombra e profumi o maiali stilizzati sul cemento (vedi rendering nella foto sotto)?

Gli anglosassoni con i parchi educano i bambini al rispetto e alla conoscenza della natura, noi li educheremo a cavalcare i maiali di plastica a mezza stagione perché d’inverno sono gelati e d’estate serve la presenza sul posto dell’estintore perché rischiano di prendere fuoco ai pantaloncini!

Ora non chiedo che si ribaltino le percentuali di impegno di spesa, ma un piccolo compromesso credo lo si si possa raggiungere. Nulla da eccepire nei confronti di chi ha prodotto il progetto, ha fatto il suo mestiere, o magari aveva un cattivo rapporto con la natura, forse da piccolo è stato punto da una vespa o forse gli è stato insegnato che la parte più importante in un parco non sono gli alberi ma la pavimentazione e i cordoli colorati e… allora pazienza! Qualcosa invece da eccepire ce l’ho con chi l’ha valutato quel progetto e accettato ma forse… anche lui ha fatto il suo mestiere!

In questo enorme contenitore che chiamiamo cultura ci sta anche quella del verde.

Sento predicare molto a questo proposito ma il risultato non è dei migliori.

O predicano bene e razzolano male o i fedeli sono disattenti. Sono certo che qualcuno dirà la mia essere la solita visione del giardiniere romantico di fine ottocento… allora pazienza fino all’esaurimento!

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