Per scrivere, per navigare, per vestire.
Sulla carta di canapa sono state stampate le prime copie della Bibbia di Gutenberg, è stata stampata la bozza della dichiarazione d’indipendenza americana; con i tessuti di canapa si sono realizzate le vele che muovevano i commerci nei mari tempestosi di tutto il mondo; sono state stampate le prime banconote francesi. Pochi altri materiali fibrosi si sono rivelati così versatili ed universali.
La canapa è stata per molto tempo, una fibra strategica per l’economia. Purtroppo, dopo un periodo d’oro e di splendore, questa meravigliosa risorsa naturale, dalle mille applicazioni, ha vissuto un decadimento che, sembra oggi interrompersi in diversi Paesi, come anche in Italia.
Traspirante, termoisolante, asettica, anallergica, filtrante (scherma dai raggi del sole fino al 95 %), resistente e durevole nel tempo, fresca in estate e isolante in inverno e, infine, biodegradabile.
Sembrerebbe difficile poter chiedere di più ad una fibra tessile che già più di 9.000 anni fa, i nostri antenati utilizzavano per difendersi dalle intemperie. Ma la canapa non smette di sorprenderci.
Pochissima acqua per la coltivazione della pianta (il 50 % in meno rispetto al cotone), bassissima necessità di pesticidi e fertilizzanti sintetici, restituzione dei nutrienti che preleva dal suolo ed elevatissimo assorbimento di CO2 (un ettaro di canapa può assorbire fino a 22 tonnellate di anidride carbonica).
Una vera e propria bandiera della sostenibilità tessile.
E’ facile comprendere il motivo per cui, in molti Paesi esistano già vari progetti di finanziamento per riportare a nuova vita questa antica, ma modernissima, materia prima. Negli Stati Uniti sono già stati finanziati 35 milioni di dollari per sostenere la produzione e la commercializzazione di prodotti climaticamente intelligenti, oltre a progetti per aumentare la catena di approvvigionamento della canapa industriale come materia prima carbon negative per le fibre tessili. In Francia, si sta percorrendo una strada molto simile e si punta all’aumento del mercato con la creazione di circa 20mila posti di lavoro. Il Regno Unito non è rimasto a guardare e sta implementando le coltivazioni di canapa.
Ma lasciando gli investimenti alla grande finanza, torniamo ad analizzare ed ammirare ciò che la natura è stata capace di offrirci.
La fibra di canapa è cava ed igroscopica. Una combinazione più che mai perfetta per poter ottenere tessuti termoisolanti e traspiranti nello stesso tempo. Ma oltre alla capacità termoisolante, il tessuto di canapa è in grado di schermare dai campi elettrostatici e non conducono energia elettrica; non irritano la pelle perché sono anallergici e ci consentono di tenere lontani i batteri dal nostro corpo perché sono antisettici. Grazie alla resistenza meccanica, i tessuti di canapa sono molto durevoli e quindi, con un ciclo di vita più lungo rispetto a molte altre materie prime tessili (un altro grande vantaggio in termini sostenibili).
Qualche difetto ce l’ha anche la canapa, ovviamente. Come tutte le fibre legnose, i tessuti possono tendere a gualcire; è una fibra poco elastica e potrebbe risultare un po’ ruvida, ma su questa caratteristica, si sono già raggiunte soluzioni molto interessanti, rendendola davvero gradevole.
La canapa è dunque pronta a riconquistare la sua nobile anima che aveva già vissuto ai tempi dei Re egizi. Questa mangiatrice di anidride carbonica può rappresentare una soluzione sostenibile per il tessile / abbigliamento del futuro prossimo, ma anche un’importante alternativa ricca di tecnicità naturale.