Il mondo informativo di oggi è una fitta giungla di “titoloni” in headlock e molto clickbait con all’interno pochissimo contenuto informativo, palesi bufale con lo scopo di confondere creduloni innocenti e di guide-truffa su come arricchirsi spudoratamente e velocemente, seguendo i consigli di una giovane e affascinante milionaria inesistente che ha investito in criptovalute.
L’incredibile quantità quotidiana di dati informativi, o che vengono presentati come tali, caricati sulle piattaforme digitali ogni giorno, è difficilmente immagazzinabile benché meno analizzabile (per quanto esista personale dedito alla rimozione di contenuti falsi, pregiudizievoli ed offensivi) la massa di dati disinformativi rimane indubbiamente consistente e pericolosa.
In generale la disseminazione di un qualsiasi contenuto, sia online che offline, è basata sulla ri-condivisione e il passaparola, solitamente attuato da opinion leaders o per meglio dire influencers, sfruttando due fondamentali fattori: l’omofilia delle reti umane e l’effetto di verità illusoria.
Prima di spiegare meglio questi due argomenti bisogna accettare che esistono altre verità, che siano filosofico-religioso o scientifiche, al di fuori della propria (con ciò non propongo assolutamente di abiurare la propria, bensì di conferire anche alle altre pari importanza).
Conseguentemente a ciò, si deve aver chiaro in mente, che colui che non condivide la stessa verità, probabilmente non condividerà neppure la stessa visione della realtà e gli stessi valori sociali. Questo non comporta automaticamente una minaccia per i propri valori, al contrario è un modo per ampliare la propria ridotta visione del mondo.
Nonostante la celeberrima frase: “siamo tutti eguali dinanzi alla Legge” tutti noi percepiamo, intendiamo e successivamente agiamo differentemente nei confronti di quest’ultima (per quanto essa provi a fornire un unico modello di agire comune per una società civile).
Perciò come possiamo pretendere che l’informazione sia recepita ed intesa da tutti, omologamente a come noi la processiamo?
Ciò che rende una verità tale è la presa di coscienza, da parte del contesto sociale di riferimento, che tale assunto sia indiscutibilmente vero.
Infatti, quando una questione diventa fuori discussione, l’opposizione alla nuova “verità” tende ad affievolirsi per via del mancato consenso ricevuto dal resto della collettività.
Molto spesso l’informazione è utilizzata come “prova materiale” per confermare la propria visione della realtà riguardo alla determinata tematica affrontata dall’articolo, tale visione viene ribadita dalla ri-condivisione del contenuto e fatta propria tramite l’aggiunta di proprie considerazioni a riguardo (modificandosi un po’ di volta in volta, come il telefono senza fili).
La ripetizione delle proprie credenze e la conferma di sé e di ciò in cui si crede sono le basi per la formazione di una propria identità individuale, e successivamente sociale, che tende ad unire individui affini formando in questo modo gruppi sociali, che col tempo riescono ad omologare le opinioni individuali dei membri in un’opinione comune, creando così l’omofilia delle reti.
Questa predisposizione innata sfrutta l’arcaico sentimento di rabbia verso coloro (out-group) che “invadono” il gruppo (anche solo con opinioni “devianti”), contemporaneamente fa provare invece un sentimento di fratellanza per coloro che “proteggono” la verità (in-group).
Il campo di battaglia ideale per questi “scontri di verità” sono i Social Network, in cui orde di utenti sferrano colpi di sagacia e retorica in favore del proprio schieramento ideologico, risultando però convincenti solo per coloro che già la pensavano così.
Ogni verità, per essere tale, deve avere una sistematicità in modo tale da dare senso alla caotica complessità della realtà, conferendo sicurezza ai “credenti”.
Proprio per questa ragione di “controllo del caos” proviamo costantemente a decifrare segni ed avvenimenti per categorizzarli e scrutare il futuro.
L’effetto di verità illusoria ci convince istintivamente della realtà dell’avvenimento, benché senza prove a suo sostegno, poiché esso rientra “a pennello” nella nostra visione di realtà oggettiva.
Non bisogna demonizzare questi processi automatici cerebrali, visto che sono stati fondamentali per la nostra evoluzione, bensì serve che se ne parli e che venga compreso a livello sociale che tutti noi attuiamo valutazioni, a volte, troppo semplicistiche.
L’unica vera cura è ritagliarsi momenti per sé stessi, in cui fruire delle informazioni e triangolarle il più possibile per distaccarsi dalle opinioni di parte e giungere al fatto più oggettivamente realistico.