Responsabilità personale e fiducia nell’umanità, per dare alla nostra vita la promessa di un nuovo futuro.
Nel 1971, John Lennon, scriveva una delle più belle canzoni che siano mai state scritte: Imagine.
A forza di sentirla negli spot pubblicitari per radio o televisione, o come “tappeto musicale” nei centri commerciali o nei mercatini di Natale, avevo perso il senso profondo delle sue parole. Poi, alcuni giorni fa, mi è capitato di riascoltarla, trovandola quanto mai attuale.
Allora, come oggi, si viveva un’epoca di grandi paure, ma i ragazzi di allora, come quelli di oggi, lottavano per vivere in un mondo migliore di quello che gli avevano costruito i loro genitori. L’umanità era divisa, ostile e reciprocamente sospettosa e gli egoismi locali e nazionali, prevalevano sugli interessi dei popoli e delle comunità. USA e URSS fomentavano guerriglie e colpi di Stato e, a livello globale, minacciavano una guerra atomica dall’esito catastrofico per tutto la Terra.
E’ cambiato tutto! O forse no…
Se la contrapposizione armata e la minaccia di guerra atomica, tra grandi potenze planetarie, appare meno attuale, le nuove sfide per un’umanità, che in 50 anni è raddoppiata di numero, si chiamano cambiamento climatico e sue conseguenze, lotta alla fame e alle malattie, cura dell’ambiente e della biodiversità e infine, pace e una vita dignitosa per tutti gli esseri (non solo umani) che abitano il Pianeta.
“Immagina che non esista il Paradiso e un Inferno sotto di noi”. Immagina che sia qui il tuo Paradiso e che tua sia la responsabilità di fare del tuo meglio per costruirlo. Che tu sia il responsabile del tuo futuro e in parte anche di quello di coloro che ami e che l’impronta dei tuoi passi e le cicatrici delle tue scelte di oggi, siano visibili per anni nel futuro di chi vivrà qui domani. Sei tu a doverti occupare oggi di ciò che semini per il futuro. E’ una promessa a te stesso, perché i tuoi pensieri, i tuoi sogni, sono semi che germogliano oggi e che cresceranno nel tempo. Anche oltre al tuo tempo.
“Immagina che non ci siano frontiere e niente e nessuno per cui morire”. A noi che siamo nati nel Nord del Mondo, durante il boom economico, è stata data la possibilità di “avere tutto”. Non abbiamo dovuto combattere guerre, non abbiamo neanche dovuto faticare troppo per vivere agiatamente. Siamo cresciuti senza necessità e bisogni reali. Abbiamo perso gli ideali, ma abbiamo tante “voglie” che ci vengono continuamente sollecitate e che siamo sempre pronti a soddisfare, ma ci manca sempre qualcosa… Siamo sordi e impauriti, ma più che dal noioso borbottio di una vita piena di “cose” e vuota di passioni e affetti veri, dall’urlo disperato di milioni di persone in fuga da guerre e calamità naturali o dalla povertà materiale e dalla solitudine e abbandono che circolano nelle nostre opulente vie dello shopping.
“Immagina che non ci siano più ricchezze e avidità”. Abbiamo lasciato le nostre vite, nelle mani di altri che le gestiscono e le indirizzano per gli interessi economici di pochi. Siamo noi che dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre vite, pena la fine dei nostri sogni e il degrado di ogni aspetto della nostra esistenza, dell’ambiente e della comunità degli uomini. Non deleghiamo il nostro diritto/dovere a cambiare e a migliorare, in cambio di briciole di benessere e di libertà.
Annebbiati dalle paure e dal nostro egoismo, abbiamo ancora lasciato che i potenti signori della finanza e i politicanti, amministrassero le nostre vite e così ancora sono l’odio, le guerre per le risorse del Pianeta e il dolore che provocano, le carestie, lo sfruttamento delle terre e le violenze sulle comunità che le abitano, l’avidità, che ci arrivano come echi lontani di notizie rilanciate dai media.
La sfida che aspetta noi e ancora di più i nostri figli, sarà quella di vincere l’egoismo, di iniziare a vivere con meno, magari per accorgersi che così si vive meglio. Di aprirci alla condivisione e alle relazioni umane. Quelle vere, fatte di ascolto, di prendersi cura delle persone e dell’ambiente. La sfida della piena consapevolezza del sapere che ogni nostro gesto, ogni nostro acquisto ha conseguenze sulla comunità e sulla Terra. Quello a cui oggi non vogliamo rinunciare, o che non paghiamo il giusto prezzo, è una zavorra e un costo ulteriore che carichiamo sulle già esili spalle del futuro dei nostri figli, del Pianeta e dell’umanità intera.