Più consapevolezza e meno paura, per affrontare consapevolmente un modo sostenibile e democratico, di usare le energie.
L’ennesima emergenza, si è abbattuta sulle menti fragili e spaventate e sulle consolidate abitudini di consumo (e di spreco), di noi europei. Il “caro bollette”, è solo l’ennesimo spauracchio, agitato dall’informazione mainstream, sempre più in crisi d’identità e incapace di approfondire temi ed argomenti.
Diciamo subito che il caro energia è un problema reale che impatta e impatterà sempre più pesantemente, sui cittadini e sulle imprese. Ma forse possiamo usare il buon senso per capire come ci si è arrivati e per ipotizzare la strada migliore per uscirne definitivamente e nel modo migliore, dalla schiavitù indotta dai combustibili fossili.
La nostra salute, bruciata per i guadagni di pochi
L’Agenzia Europea dell’Ambiente, afferma che dal 1980 al 2019, a causa degli eventi estremi dovuti alla crisi climatica, l’Italia ha subito perdite economiche stimate in 72,5 miliardi di euro. L’inquinamento è responsabile in Italia di 60mila morti ogni anno. La dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio ci rende fragili e impotenti di fronte, alle fortissime speculazioni finanziarie e ai ricatti di regimi dei Paesi che esportano queste risorse. E se questa dipendenza è evidente verso i paesi esportatori di combustibili fossili, risulta meno chiara, ma altrettanto pesante, nei confronti di quei Paesi che, nel caso di un ritorno al nucleare, diventerebbero nostri fornitori di uranio arricchito e tecnologia nucleare.
Sussidi per inquinare e distruggere l’ambiente
In Italia ogni anno 35,5 miliardi di euro di denaro pubblico vanno a sostenere la produzione e l’impiego di combustibili fossili. Questi sussidi, oltre a gravare in modo importante sui conti pubblici e sulle tasche dei contribuenti, sono dannosi per l’ambiente, socialmente iniqui e inefficienti. L’onere che ne deriva grava sulla fiscalità generale e sottrae risorse che potrebbero essere destinate per sostenere la transizione ecologica.
No al nucleare!
Sono in molti a pensare, che un ritorno al nucleare al nucleare per supportare la transizione ecologica e combattere il cambiamento climatico, sia plausibile, se non addirittura auspicabile. Il nucleare era e rimane tuttora, un’opzione sbagliata e anacronistica! Non si tratta di una fonte energetica verde perché, se è vero che nelle centrali nucleari viene prodotta elettricità senza generare CO2, a monte se ne genera moltissima per processare il combustibile, per costruire e infine smantellare la centrale. Poi, come ho già detto prima, l’uranio non è una fonte energetica rinnovabile e le scorte di combustibile sono limitate e nelle mani di paesi terzi, che ci esporrebbero comunque a rischi geopolitici e speculazioni finanziarie. Non è a tutt’oggi una tecnologia sicura e lo dimostrano i terribili incidenti nucleari avvenuti negli ultimi decenni e quelli sfiorati nel conflitto Russia-Ucraina, ancora in corso. Il problema delle scorie non ha ancora una soluzione e anche in Italia, dove il nucleare è al bando da decenni, le scorte prodotte nei pochi anni di attività delle nostre centrali, sono ancora pericolosamente stipate in depositi inadatti e temporanei. Infine, è bene ricordare che la costruzione di una centrale nucleare richiede grandi investimenti e almeno 15 anni per completare i lavori e la dismissione di una centrale è un’impresa ancora più costosa e molto più lunga della sua costruzione e produce altre scorie che, ancora una volta, non sappiamo dove mettere. Inoltre, l’Italia è un Paese densamente popolato e sismico e quindi decisamente inadatto alla costruzione di centrali nucleari.
Energia pulita e rinnovabile come bene comune
Il Sole è il più grande “reattore a fusione nucleare” già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità necessita. Ma ovviamente, non solo il fotovoltaico e il solare termico, ci offrono energia pulita.
Il nostro Paese, che in un antico adagio era definito il Paese del sole, ha una consolidata rete di geotermico, di idroelettrico, di eolico e di utilizzo delle biomasse. Inoltre le tecnologie per produrre e immagazzinare energia pulita, sono sempre più efficienti ed economiche. Si possono esplorare anche altre fonti energetiche, come maree, onde del mare, pellicole fotovoltaiche, pavimentazioni stradali che producono energia e tanto altro ancora. Ora più che mai, è indispensabile che ognuno di noi sia messo nelle condizioni di produrre e condividere energia pulita attraverso la rete elettrica e il relativo mercato, gestendo il 100% di energia elettrica rinnovabile.
L’energia è un bene comune, e deve essere considerata patrimonio collettivo della comunità, staccandola dalla logica della speculazione e dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e lucrano e tutti gli altri consumano la risorsa, se hanno la possibilità di acquistarla. La democrazia energetica si può e si deve realizzare attraverso un’economia resiliente di condivisione anche dell’energia, e di un sistema di normative e di incentivi che favoriscano l’autoconsumo collettivo, attraverso la realizzazione e la diffusione delle comunità energetiche.